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domenica 10 giugno 2012

Le stampanti 3D saranno in grado di produrre cibo sostenibile?

PREMESSA: Prima di tradurre questo articolo, tratto da un noto quotidiano inglese, che mi interessava particolarmente per l’utilizzo delle stampanti 3D nel settore alimentare, ho dovuto considerare se l’uso degli OMG sia etico, giusto e sicuro. Da buon italiano residente all’estero ed esposto volente o nolente alle OMG, ma contrario ad esse, mi sono posto il problema di una alimentazione nel lungo periodo sostenibile sia per una umanità di miliardi di persone, e sia in termini di risorse “terricole”. Sarebbe giusto usare l’OMG qualora il pianeta per tanti motivi non ce la facesse con quella organica? Non saprei dare una risposta, e penso che prenderei posizione solo se la qual cosa succedesse. Allora la chiave per leggere quest’articolo e’ puramente di sola informazione e non di sostegno all’OMG. Un’ulteriore precauzione: non confondete la stampante 3D con i cibi modificati geneticamente. La prima solo serve per confezionare piatti, come se fosse una pentola, o una siringa per panna. Per alimentare la stampante si possono usare cibi convenzionali, “gelatine” e OGM.
Detto questo, vi auguro buona lettura!

Lo scienziato olandese Mark Post regge in mano campioni di carne in vitro, coltivate in laboratorio. Fotografia: Francois Lenoir / Reuters
Andrew Purvis indaga se le stampanti 3D, usando carne artificiale e geneticamente modificata, possano produrre cibo, riducendo il futuro impatto ambientale che esso genera.

Prima della fine dell’anno, se il professor Mark Post dell’Università di Maastricht avrà successo, il primo burger al mondo in provetta sarà grigliato alla fiamma presso Heston Blumenthal al ristorante The Fat Duck, vicino alla città di Bray. Sarà servito ad un personaggio famoso, ospite per l’occasione. I pasti in questo ristorante non costano poco, ma questo li batterà tutti. Infatti questo sarà il culmine di un progetto di ricerca dal valore di € 250.000, ed è una pietra miliare nella ricerca per trovare nuovi modi per nutrire la popolazione mondiale, senza distruggere il pianeta.
Il suo petri-dish (ricetta in provetta) sarà realizzato sulla base di una miscela di grasso e muscolo di bovino cresciute da cellule staminali in una coltura immersa in siero di vitello fetale (che è plasma sanguigno, senza gli agenti della coagulazione). Questa tecnologia è stata sperimentata nel mese di Febbraio. Può sembrare meno appetibile di un Big Mac – ma potrebbe portare enormi benefici ambientali. La produzione di carne con questo processo si tradurrebbe in una riduzione del 96% delle emissioni di gas serra rispetto agli animali di allevamento, e consuma in meno il 45% dell’energia, 1% della terra e il 4% di acqua associata alla produzione di carne bovina convenzionale.
Nel frattempo, alla Cornell University di New York, il laureando dottore in ricerca, Jeffrey Lipton ha sviluppato una stampante 3D per il cibo che deposita versioni liquide degli alimenti, punto per punto, strato dopo strato, al fine di realizzare pasti commestibili. “Finora abbiamo stampato di tutto dal cioccolato, formaggio, capesante, tacchino e sedano”, dice. Attualmente, la tecnologia utilizza versioni liquide o fuse di ingredienti prodotti convenzionalmente, ma lo scopo è quello di creare una gamma di ‘inchiostri alimentari, idrocolloidi – sostanze che formano dei gel a contatto con l’acqua”.
Homaru Cantu, un cuoco che ha usato la stampante per fare sushi, pensa che questo potrebbe avere grandi implicazioni per la sostenibilità, anche perché non ci sarebbe bisogno di ingredienti freschi, e quindi di generare rifiuti alimentari. “Imaginate”, dice, “di essere in grado di crescere, cucinare o preparare i cibi, senza l’impatto negativo industriale. Dai fertilizzanti al confezionamento, la catena di produzione del cibo potrebbe essere quasi eliminata”.
E’ un mondo nuovo nella ricerca scientifica che offre grandi possibilità, ma una domanda sorge spontanea: sono sostenibili queste tecnologie? Saranno in grado di fornire cibo più salutare per noi, prodotto a basso costo per l’ambiente, e distribuito in modo più efficiente o commercializzato in modo più equo?
Diventando le diete “occidentali” sempre più popolari nelle economie in sviluppo, le stampanti 3D potranno aiutarci a soddisfare la domanda, senza ulteriormente esaurire le risorse del pianeta? Ed in pratica, potranno essere dimensionate in modo conveniente – per fare la differenza?
“Tecnologicamente, sarà possibile sostituire tutta la produzione convenzionale di carne con la carne coltivata”, dice Hanna Tuomisto, il ricercatore dell’Università di Oxford che ha analizzato i benefici ambientali del metodo di Mark Post. “Tuttavia esistono problemi politici, di finanziamento e normativi. Inoltre gli allevatori osteggiano questa tecnologia perché minaccia il loro lavoro. Questo è un falso problema perchè non abbiamo intenzione di eliminare tutta la produzione convenzionale in un sol colpo. La domanda globale di carne aumenta continuamente, quindi questa carne coltivata potrebbe aiutare soddisfare la domanda in eccesso. “
La stampante per alimenti del Dr Lipton potrebbe anche diventare globale, un elettrodomestico comune in tutte le cucine come il frullatore. Groves Kathy, una microscopista consulente alla Food Research Leatherhead, nel Surrey UK, ne vede chiaramente i vantaggi. “Evita molti problemi legati all’innovazione di prodotto, produzione e stoccaggio, dice. “E’ un processo efficiente, e si ottiene un prodotto consistente, con molte varietà, e quindi sono sicura che avrà successo”.
Secondo Groves, la chiave del successo per lo sviluppo sostenibile del 3D printing sono le nanotecnologie – minuscole particelle, meno di un miliardesimo di metro di diametro, per realizzare di tutto, dall’ imballaggio ai prodotti chimici di sintesi, agli alimenti per la salute. In Germania, la Aquanova, azienda R & D ha sviluppato un sistema basato su nano-carrier, chiamato NOVASOL, per l’introduzione di nutrienti negli alimenti e bevande in un modo da renderli più assorbibili. L’azienda chimica BASF sta facendo lo stesso con licopene estratto dal pomodoro, noto per combattere il cancro. In Australia, il ‘micro-incapsulamento’ – che circonda minuscole particelle o goccioline con un rivestimento – è stato utilizzato per mascherare il sapore e l’odore dell’ olio di tonno aggiunto alla gamma ‘UP’ di pane venduto con la marca Top Tip. Ciò aumenta l’effetto positivo dell’Omega-3.
La nanotecnologia ha la maggiore possibilità di successo, Groves puntualizza, non nel settore nutrizionale, ma nel packaging ‘intelligente’ che permette la riduzione degli sprechi alimentari . Gli imballaggi potrebbero cambiare di colore quando il cibo si deteriora, rendendo più certa la rimozione dei cibi avariati dagli scaffali. Ancora più”smart” è un marker con una X invisibile stampato con un composto di nano-argento. “Quando il cibo, soprattutto la carne, inizia a deteriorarsi a causa dell’attività microbica, rilascia solfuro di idrogeno”, afferma il dottor Qasim Chaudhry, Principal Research Scientist presso l’Agenzia di Ricerca Alimenti e Ambiente. “Questa reagisce con l’argento e la X diventa visibile.” La Waste Resources Action Programme e (WRAP) stima che 800.000 tonnellate di cibo, del valore di € 2 miliardi, viene buttata via ogni anno in Gran Bretagna, nella convinzione errata che sia avariata. L’etichettatura intelligente potrebbe impedirlo.
Altrettanto promettenti sono i nano-formulati pesticidi e fertilizzanti che potrebbero, paradossalmente, ridurre l’inquinamento. Particelle nanodimensionate hanno una superficie molto più ampia, per equivalenza di peso, rispetto ai materiali convenzionali, rendendoli quindi più reattivi. “Avremmo cosìbbisogno di una quantità estremamente minore di fertilizzanti in grado di coprire un’aree molto più grandi”, ha detto Chaudhry. Allo stesso modo, nano-additivi negli alimenti per animali possono migliorare l’assorbimento di integratori minerali come il rame e lo zinco, il che porterebbe minor inquinamento della terra e dell’acqua.
Ma a fronte di questi vantaggi, il grosso problema è l’incertezza sulla sicurezza e salute pubblica di questi materiali. “Relativamente poco si sa circa il modo in cui i nanomateriali si comportano una volta ingeriti nel cibo”, afferma il dottor Sandy Lawrie, responsabile dei nuovi prodotti presso la Food Standards Agency. ” le nanostrutture di una data sostanza possono comportarsi diversamente da altre forme più grandi della stessa sostanza.” Prima che tali prodotti possano essere commercializzati nell’UE, devono essere sottoposti ad una valutazione approfondita sulla sicurezza, caso per caso – anche se i materiali nel settore dell’imballaggio, che non migrano negli alimenti, in teoria potrebbero essere trattati con maggiore indulgenza.
Un altro inconveniente è l’ opposizione pubblica, come nel caso della modificazione genetica (OMG). Una ricerca effettuata dalla Food Standards Agency nel 2010-11 ha mostrato come le persone siano più inclini ad accettare i nano-alimenti con un evidente e diretto beneficio per la salute, di quanto lo siano nel caso di applicazioni per migliorare la consistenza o il sapore.
Tuttavia, sono i metodi collaudati di genetica vegetale e l’allevamento, praticata nel corso dei secoli, che hanno dato i risultati più sostenibili. Presso l’Istituto Nazionale di botanica agricola (NIAB), attraverso incroci è stata prodotta una varietà di grano che fiorisce a Gennaio. Questo significa che il grano può attecchire sia quando c’è umidità intorno, quanto in climi più caldi, e quindi anche in Gran Bretagna, dove la siccità potrebbe significare disastro per gli agricoltori.
Le prove condotte dal John Innes Centre di Norwich hanno dimostrato che i benefici. sono significativi”, dice Ros Lloyd del NIAB, “aumento della produzione fino al 33% nel sud Europa” ed una corrispondente diminuzione delle emissioni di gas serra per tonnellata. Dal 1960, le rese del frumento sono aumentati da 1.400 kg a 6.000 kg per ettaro, anche in assenza di OMG. “E ‘molto importante”, dice Lloyd, ” migliorare la consapevolezza tra i legislatori, ricercatori, aziende agroalimentari ed i consumatori dei benefici enormi da sfruttare in offerta, attraverso programmi innovativi di incrocio, che permettano di sfruttare il potenziale genetico delle piante. Per Dan Crossley, un esperto di sistemi alimentari sostenibili al “Forum for the Future”, il rischio è che alcune tecnologie possano erodere il valore del cibo e rendere le persone ancora più scollegate dalla loro cena. “Non dobbiamo sottovalutare il potere delle culture alimentari vibranti”, dice. “Sono molto aperto all’idea che alcuni dei nostri ingredienti potrebbero provenire da piastre di Petri o stampanti in futuro, ma mi piacerebbe rifuggire dal credere che questo tipo di tecnologie possano risolvere la nostra crisi alimentare globale da sole. Ecco perché vorrei vedere piuttosto la tecnologia utilizzata per ricollegare le persone con ciò che mangiano”.
Questo è esattamente ciò Ed Dowding ha realizzato con la piattaforma web e smartphone, chiamata Sustaination e che mette in contatto i produttori con i compratori locali. La sua opinione è che: “Se molti cambiamenti saranno necessari, la cosa che tutti avranno bisogno sarà informazione.” L’idea di Dowding è di costruire una rete di coltivatori, distributori e centri comunitari sulla base di un modello hub locale. “L’applicazione fornisce una mappa esplorabile”, spiega, “in modo da poter vedere non solo chi vende certi prodotti, ma anche i loro collegamenti con i fornitori.”
I guadagni in termini di efficienza saranno impressionanti, ed il cibo andrà più dove è richiesto, con meno rifiuti lungo tutta la catena di distribuzione. Se si aggiunge a questo sistema dell’open sourcing, in modo che le persone possano condividere le loro esperienze, aggiornamenti di stato in diretta (offerte speciali giornaliere) e prezzi da mercato equo e solidale – in base a dati, non congetture – si ha un potente strumento per ottenere alimenti freschi e coltivati localmente. Questo potrebbe portare ad una cucina più naturale e succulenta.
Fonte: Guardian.uk

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Fausto Govoni

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