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giovedì 20 dicembre 2012

ORTI SUI TETTI DEL MONDO


Per le città si profila dunque una nuova eco-estetica che darà una mano alla salvezza del pianeta. Molti gli esem­pi nel mondo. Il comune di Milano dà in gestione 430 orti, affittati a poco prezzo, mentre a Vikki, in Finlandia, un quartiere di 1300 abitanti è autosufficiente grazie agli orti urbani. Negli Stati Uniti, la scorsa estate i corsi di or­tocultura hanno registrato il tutto esaurito e a New York il luogo più trendy dove compe­rare la verdura è un barcone, una fattoria galleggiante con serre e pannelli fotovoltaici (www.nysunworks.org). La FAO, nell’ambito delle stra­tegie per l’agricoltura urbana e dei programmi per la sicu­rezza del cibo, ha lanciato nel 1999 il progetto Roof Gardens (orti e giardini sui tetti): per far fronte al crescente biso­gno di risorse alimentari con tecniche ecosostenibili, la­vora per rendere produttivi i tetti delle dense metropoli in forte espansione demografica, come Cairo e Delhi.  Gli orti urbani sono ormai una realtà vitale. La loro prima funzione è quella di diminuire il trasporto (cau­sa di inquinamento e quindi di effetto serra) delle derrate alimentari: più a chilometro zero di così non si può. Poi, tanto più se protetto da spal­liere di cespuglio o da pareti verdi, riequilibra l’umidità dell’aria, assorbe CO2, pro­duce ossigeno, abbatte le polveri sottili, e, se sistemato sul tetto o sul balcone, ridu­ce l’inquinamento acustico, protegge dall’elettrosmog e dall’irraggiamento diretto del sole (rendendo inutili gli inquinantissimi e rumorosi condizionatori). Un orto sul tetto è capace di diminuire di otto gradi la temperatura estiva in casa. In questo modo insomma la città potrà diven­tare produttrice di ossigeno, non più di inquinamento.
  In Italia oggi, secondo la Coldiretti, quattro italiani su dieci hanno un orto e la vendita delle attrezzature necessarie negli ultimi cin­que anni è aumentata del 50%. Con gli orti si com­batte lo stress, ma anche il carovita: uno di 100 mq è in grado di nutrire una fa­miglia di quattro persone. La passione contagia dunque un numero crescente di cittadi­ni, tanto che bisognerà abi­tuarsi a molti neologismi: balconaggio, agricoltore urbano, garden coaching e, soprattutto, agricivismo. Il termine è stato inventato dall’urbanista Richard In­gersoll, docente a Firenze, e significa coltivare gli spazi urbani con la partecipazione attiva dei cittadini, come sta succedendo negli orti collet­tivi, affittati da molti comu­ni italiani (basta rivolgersi al settore Servizi Sociali del Co­mune e chiedere dei bandi per l’assegnazione). In questa nuo­va formula, ognuno ha il suo appezzamento ma la struttura generale, irrigazione, vialet­ti ecc., è condivisa. Le città, per diventare sostenibili, è il parere di Ingersoll, devono trasformarsi in “campagna” per almeno un 30% della su­perficie, ospitando, ovunque sia possibile, orti e giardini in modo da compensare le emissioni inquinanti. È una grande sfida per il futuro.
Per il 2025 le proiezioni demografiche indicano che più di metà della popolazione dei paesi in via di sviluppo - circa 3,5 miliardi di persone - vivrà in agglomerati urbani.  Per i governanti e gli urbanisti dei paesi poveri che dovranno confrontarsi con questa sfida, città "più verdi" potrebbero rappresentare una possibilità reale per assicurare alimenti sani e nutrienti, mezzi di sussistenza sostenibili e migliori condizioni di salute.Leggi tutto l'articolo nella fonte notizia

Lascio  alcune video testimognanze di questo progetto importantissimo e anche un sito italiano dove possiamo condividere esperienze e consigli per il nostro orto.
http://www.growtheplanet.com/it/ IL SITO ITALIANO di condivisione orti

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Perché transizione culturale?

IL DIFFICILE MOMENTO DI CRISI MONDIALE, DOVUTO ALL'AUMENTO ESPONENZIALE DI : DEBITO/DISOCCUPAZIONE/SVILUPPO TECNOLOGICO/CONSUMO/INQUINAMENTO, PORTANO FINALMENTE L'UMANITÀ AD UNA ESIGENZA CONSAPEVOLE DI UN CAMBIAMENTO SOCIALE
L'ENORME SVILUPPO DI NUOVE TECNOLOGIE ECO SOSTENIBILI, DALL'ACRONIMO RBEM (MODELLO ECONOMICO BASATO SULLE RISORSE ), INSIEME ALLE NUOVE SORGENTIOPEN SOURCE (LICENZE LIBERE PER SVILUPPARNE I PROGETTI), FANNO SEMPRE PIÙ FIORIRE L'INTERESSE COLLETTIVO DI UNA NUOVA CULTURA GLOBALE.
L'IMPEGNO DI TUTTI, E' DI TOTALE INDISPENSABILITÀ PER COLLABORARE SENZA PIÙ COMPETERE.
Fausto Govoni

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