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martedì 7 febbraio 2012

Le stampanti 3D vedranno la fine del consumismo ?

Traduzione a cura di Daniel Iversen e Claudio Galbiati
Credit David Neff
Una tecnologia davvero radicale sembra destinata a trasformare i consumatori in creatori, tagliando sprechi, imballaggi e chilometri.
Ci sono tecnologie innovative, altre che invece sono veramente avveneristiche, una delle quali forse  tanto quanto il Personal Computer.
Pensate alla stampante MakerBot. La tecnologia di cui si parla è la stampa 3D, proprio quello che starete immaginando. Pensate alla vostra normale stampante mettere uno strato di materiale sopra l’altro, seguendo un rigoroso modello, creandovi degli oggetti completi come per esempio trappole per topi, tendine per la doccia, e qualunque altra cosa voi stessi volete aggiungere alla lista.
È un’idea che ha solleticato la fantasia degli scienziati fino dal 1986, quando Charles Hull brevettò il primo apparato per la ‘stereolitografia’ (così la chiamò). Oggi si potrebbe tranquillamente dire che una volta detto, lo hanno anche stampato


Il M.I.T. ha progettato una stampante di pasti pronti per una gastronomia anti spreco, che vi fornisce ogni volta un perfetto bilancio tra gusto, struttura ed estetica.
Il Forgacslab, dell’Università del Missouri, ha stampato strati di cellule umane, uno sull’altro, creando la prima vena artificiale; la compagnia tedesca EOS infine, ha stampato la cassa di un violino che sembra ( e, cosa più importante, suona ) come se fosse di legno stagionato.
Oggi la stampa 3D è pronta per trasferire il processo produttivo dalle fabbriche direttamente nel vostro salotto; i prezzi di queste “divinità domestiche” saranno presto abbordabili: il Thing-O-Matic, dell’americana MakerBot, sarà in vendita a 1299 dollari. Potrà stampare qualsiasi cosa, da un set di scacchi, al modellino di una cattedrale gotica con tutti i dettagli del suo intricato interno. Il Thing-O-Matic usa come materiale grezzo dei sottili fili di plastica, compreso l’acido polilattico, un polimero biodegradabile derivato dal mais. Il materiale viene scaldato e poi deposto in file ordinate, seguendo le istruzioni date dal modello tramite cavo USB o scheda di memoria. Quasi ogni prodotto può essere oggi scannerizzato e trasformato così in un modello usando il software gratuito ed opensource di Mehslab.
Le implicazioni ambientali sono considerevoli: l’economia consumistica dei nostri giorni si fonda sulla produzione in larga scala a distanza; in termini di energia e consumo di risorse, l’efficienza di questo tipo di commercio raramente giustifica lo spreco che essa genera. Inoltre c’è da considerare il carburante richiesto per spedire il prodotto in tutto il mondo e l’imballaggio per assicurarsi che esso arrivi sullo scaffale tutto intero, e poi il marketing necessario a persuadere il consumatore che, sì, in effetti ha proprio bisogno di una bella grattugia nuova o, anche peggio, un set con due grattugie.
Secondo l’amministratore delegato e co-fondatore Bre Pettis, Makerbot ha una missione “profondamente sovversiva”: democratizzare la produzione dei beni.
“È un concetto profondo che ha al centro la visione corroborante delle persone come creatori, non consumatori. Non dovremo più metterci in coda per comprare cose al centro commerciale, piuttosto la gente si chiederà “Quello me lo posso stampare?”.
E prossimamente? Le ricerche stanno allargando la stampa domestica alla fabbricazione di edifici; il California Center for Rapid Automated Fabrication Technologies spera di stampare una casa personalizzata in meno di un giorno.
Carl Frankel
fonte: Forumfromthefuture

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