Non è una novità, da tempo ci sono segnali che lasciano intendere che qualcosa potrebbe cambiare nel prossimo ventennio. Basti pensare alle intelligenze artificiali che in alcuni casi estremi sono già impiegate in ruoli "umani" per antonomasia. L'aspetto interessante emerso la scorsa settimana è che i ricercatori hanno tratto le loro conclusioni sfruttando un complesso algoritmo di apprendimento automatico complessa proprio per trarre le sue conclusioni.
Da qui emerge per esempio che nella vendita al dettaglio un algoritmo potrebbe essere migliore di un venditore umano perché potrebbe attingere da tutte le preferenze del cliente raccolte dalle aziende. Non siamo ancora a un livello del genere, ma un esperimento che ci si avvicina è quello in corso nel nuovo negozio di Rebecca Minkoff.
Simbolico il grafico fornito da Anthony McAfee, direttore associato del Center for Digital Business presso la Sloan School of Management del MIT. La linea blu rappresenta il prodotto interno lordo totale negli Stati Uniti, quella rossa gli stipendi pagati in percentuale rispetto al PIL. E McAfee sottolinea che "questo non è solo un fenomeno americano, e non è nemmeno caratteristico solo dei Paesi ricchi. Lo stesso calo del lavoro si sta verificando nella maggior parte dei Paesi di tutto il mondo di cui abbiamo i dati, tra cui la Cina, l'India e il Messico".
Ecco perché Laura Tyson. Professoressa di Business Administration and Economics, alla Berkeley's Haas School of Business parla di "problema sociale". Osborne da parte sua reputa che sia a rischio il 47 per cento dei posti di lavoro, e che quelli che restano saranno sempre "più creativi e sempre più legati al sociale", cose che adesso tendiamo a fare nel nostro tempo libero come hobby. Per Osborne questa svolta sarà positiva perché lasceremo i compiti più noiosi e gravosi alle macchine. Federico Pistono la pensa allo stesso modo, voi che ne dite?
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