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giovedì 2 febbraio 2012

OPEN SOURCE SULLA RICERCA CONTRO IL CANCRO

Traduzione a cura di Daniel Iversen e Claudio Galbiati
Quando si ha a che fare con il trattare, curare e prevenire il cancro, bisogna dire che la medicina moderna ha ampiamente fallito. Si potrebbe sostenere che il cancro è troppo complicato per essere compreso nei pochi millenni in cui si è iniziato a documentarlo, oppure che i miliardi spesi in ricerca ogni anno sono troppo pochi. Incentivi prestabiliti e politiche che perpetuano ricerche "a porte chiuse" sembrano rallentarne il successo.

I ricercatori di medicina sono stati formati in una cultura professionale dove regna la segretezza, dove si devono proteggere i propri interessi. La cultura dominante quindi scoraggia la condivisione delle proprie scoperte e la collaborazione sui progetti. E' diventato insomma più importante proteggere interessi costituiti che sfruttare la vasta rete collaborativa che è disponibile nel mondo accademico.
Questo modo di pensare è diventato una pillola amara che deve ingoiare quel quarto della popolazione che muore oggi di cancro. Secondo l'Organizzazione della Sanità una morte su quattro è imputabile al cancro.
Che cosa succederebbe se i ricercatori sul cancro fossero in grado di adottare un approccio aperto e collaboratvo, come quello che ha rivoluzionato lo sviluppo del software negli ultimi due decenni ?
Che cosa potrebbe accadere se la ricerca del cancro diventasse Open Source ?
Linux ha avuto successo perché un grande gruppo di persone ha riconosciuto una necessità e quindi ha concordato un processo per soddisfare tale esigenza. La genialità dell'approccio Open Source sta nella grande quantità di cervelli che partecipano e questo dimostra che l'intelligenza collettiva, messa in rete, è più grande di qualunque singolo contribuente.
Sebbene il termine venga riferito allo sviluppo del software, l'idea non lo è.
Infatti, alcune ricerche mediche fanno già uso di questa metodologia nello stesso modo in cui Linus Torvalds e altri, sviluppano sistemi operativi open source. Il progetto "Genoma Umano", per esempio, ha distribuito con grande successo la mappatura dei geni con l'intento di velocizzare il sequenziamento del genoma. Il team di questo progetto ha pubblicato i propri dati in maniera aperta, su internet.
Più recentemente anche un team di ricercatori di Harvard, ha scoperto la forza della ricerca distribuita. La squadra, guidata da Jay Bradner presso il Dana Farber Center Institute ha scoperto delle molecole inibitrici che si sono dimostrate promettenti nella capacità di interrompere la crescita aggressiva delle cellule tuorali. Queste piccole molecole inibitrici, chiamate JQ1 - dal chimico che le ha scoperte, June Qi - agiscono per sopprimere una proteina (bromodomain-containing 4 oppure Brd4) necessaria per l'espressione del gene regolatore Myc. Si tratta di un gene Myc mutato che si crede essere alla radice di molti tumori. Senza Brd4, il gene Myc resta inattivo.
Inibire quest'ultimo potrebbe essere parte della chiave del successo nella cura del cancro.
Con alcune cellule di un paziente infetto, il gruppo di Bradner ha fatto crescere il cancro nei topi e scoperto che quei roditori che ricevevano il componente sopravivevano, mentre i topi malati che non lo ricevano perivano rapidamente.
Invece di operare in segretezza e in modo guardingo, il gruppo di Bradner ha condiviso il proprio lavoro, semplicemente iniziando a inviare i propri risultati agli amici.
Sono stati spediti anche a dei cristallografi di Oxford, i quali poi di risposta hanno mandato una immagine esplicativa che ha aiutato il team del Dr. Bradner a comprendere meglio il modo in cui la piccola molecola inibitrice agisca cosi potentemente contro il Brd4.
I componenti del team hanno inviato campioni a 40 laboratori negli Stati Uniti e altri 30 in Europa, incoraggiandoli a usarli, elaborarli, e condividere le loro scoperte a loro volta. Il risultato a questo approccio Open Source è che il team del Dr. Bradner ha imparato, in meno di un anno, che la molecola inibitrice JQ1 previene la crescita della leucemia, facendo comportare le cellule infette come normali globuli bianchi del sangue.
Un'altro gruppo ha riferito che le cellule del mieloma multiplo rispondono in maniera incredibile al JQ1 e anche scoperto che l'inibitore impedisce alle cellule adipose di accumulare grasso, in modo quindi da prevenire la steatosi epatica (nota anche come "malattia del fegato grasso").
Bradner ha pubblicato le sue scoperte.
Ha rilasciato l'identità chimica del composto, spiegato ai ricercatori come crearla, e addirittura offerto di spedire campioni gratis a chiunque, nella comunità di ricerca medica (se sei un ricercatore e desideri un campione della molecola JQ1, puoi anche contattare il laboratorio di Bradner via twitter @jaybradner ).
Bradner sente che i suoi ultimi successi non sono dovuti solo alla scienza, ma anche alla strategia. Usando un approccio Open Source, condividendo le informazioni su questa molecola, facendo un crowd-sourcing sulla ricerca e sulla sperimentazione, illustra le opportunità che una metodologia aperta può portare alle difficili sfide della ricerca medica e alla scoperta di prototipi di farmaci.
Nel suo recente video-discorso rilasciato al TED talk, il Dr. Bradner spiega che lui crede fermamente che il creare prototipi di farmaci liberamente disponibili tra i ricercatori contribuisca ad accellerare l'erogazione di farmaci efficaci contro il cancro ai pazienti infetti.
Con maggior pratica, fiducia gli uni con gli altri e con queste ricerche collaborative, gli scienzati potranno spezzare progetti grandi e complicati in porzioni più piccole e piu realizzabili. Diffondendo i compiti tra molti gruppi più piccoli, può essere fatto molto di più e in un tempo molto minore.
Se avesse usato i vecchi modelli di ricerca, la squadra di Bradner avrebbe compreso ugualmente nel primo anno che il JQ1 colpisce le cellule ALS, ma forse sarebbe passato un'altro anno prima di arrivare alla leucemia, e un'altro anno ancora prima di capire l'effetto contro il fegato grasso.
Di quanti anni si ritarderebbe lo sviluppo dei farmaci di cui abbiamo bisogno oggi, usando il vecchio metodo?
E' tempo di considerare seriamente un modello diverso di ricerca scientifica che coinvolga e porti un miglioramento alla società, favorendo l'accesso aperto e libero alle informazioni scientifiche. Il beneficio per i pazienti sarebbe enorme

1 commento:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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IL DIFFICILE MOMENTO DI CRISI MONDIALE, DOVUTO ALL'AUMENTO ESPONENZIALE DI : DEBITO/DISOCCUPAZIONE/SVILUPPO TECNOLOGICO/CONSUMO/INQUINAMENTO, PORTANO FINALMENTE L'UMANITÀ AD UNA ESIGENZA CONSAPEVOLE DI UN CAMBIAMENTO SOCIALE
L'ENORME SVILUPPO DI NUOVE TECNOLOGIE ECO SOSTENIBILI, DALL'ACRONIMO RBEM (MODELLO ECONOMICO BASATO SULLE RISORSE ), INSIEME ALLE NUOVE SORGENTIOPEN SOURCE (LICENZE LIBERE PER SVILUPPARNE I PROGETTI), FANNO SEMPRE PIÙ FIORIRE L'INTERESSE COLLETTIVO DI UNA NUOVA CULTURA GLOBALE.
L'IMPEGNO DI TUTTI, E' DI TOTALE INDISPENSABILITÀ PER COLLABORARE SENZA PIÙ COMPETERE.
Fausto Govoni

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