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lunedì 21 maggio 2012

Come l’interazione sociale ed il lavoro di squadra condizionano l’intelligenza umana

DAL BLOG LO SPIRITO DEL TEMPO

Traduzione a cura di Daniel IversenClaudio Galbiati

Gli scienziati hanno scoperto prove che indicherebbero una correlazione tra cooperazione e lavoro di squadra con l’evoluzione dell’intelligenza e cervelli più grandi, facendo quindi nuova luce sull’origine di ciò che vuol dire essere umani.
Lo studio appare online sulla rivista Proceedings of the Royal Society B ed è stato condotto dagli scienziati al Trinity College di Dublino: il dottorando Luke McNally e il professore assistente Dr. Andrew Jackson alla School of Natural Sciences in collaborazione con il Dr. Sam Brown dell’Università di Edimburgo.

I ricercatori hanno costruito modelli informatici di organismi artificiali dotati di cervelli artificiali, che hanno partecipato insieme a giochi classici, come il “Dilemma del prigioniero” che racchiude l’interazione sociale umana. Hanno usato 50 cervelli semplici, ognuno con fino a 10 processi interni e 10 nodi di memoria associata.
I cervelli, in questi giochi, sono stati messi gli uni contro gli altri.
Il gioco è stato gestito come una competizione e, come nella vita reale, esso favoriva gli individui di maggior successo. Tra questi organismi digitali i migliori, cioè quelli che segnavano il punteggio più alto nei giochi, tolta una penalità in relazione alla dimensione delloro cervello, erano quelli a cui era permesso di riprodursi per popolare la successiva generazione di organismi. Permettendo ai cervelli di questi organismi di evolvere liberamente nel loro modello è stato possibile per i ricercatori mostrare che la transizione a una società cooperativa conduce a una forte selezione per i cervelli più grandi. Essenzialmente quelli di dimensione maggiore facevano meglio all’aumentare della cooperazione.
Le strategie sociali che emergono in maniera spontanea all’interno di questi cervelli più grandi e intelligenti mostrano memoria complessa e processo decisionale. Comportamenti come il perdono, la pazienza, l’inganno e l’astuzia machiavellica, evolvono tutte all’interno del gioco come gli individui cercano di adattarsi al loro ambiente sociale.
“L’accentuarsi delle selezione di cervelli grandi e di maggiore intelligenza avveniva quando i gruppi sociali erano quelli che inizavano a cooperare, che poi hanno dato via a una evolutiva e machiavellica corsa alle armi da parte di un individuo che ha cercato di superare in astuzia gli altri, investendo in un cervello più grande. I nostri organismi digitali iniziavano a evolvere cervelli più complessi nel momento in cui anche le loro società iniziavano a sviluppare la cooperazione” spiega Dr. Andrew Jackson.
L’idea che le interazioni sociali siano alla base dell’evoluzione dell’intelligenza è conosciuta fin dalla metà degli anni 70, ma il supporto a questa ipotesi è venuto in larga parte da studi comparativi dove cervelli grandi sono stati osservati in animali maggiormente sociali.
Gli autori di questa ricerca forniscono la prima evidenza che collega meccanicamente il processo decisionale delle interazioni sociali con l’evoluzione dell’intelligenza. Lo studio mette luce sull’utilità dei modelli di evuluzione dell’intelligenza artificiale per dare risposte a domande biologiche fondamentali sulla nostra origine.
“Il nostro modello si differenzia in quanto sfrutta l’uso di evoluzione teorica  sperimentale in combinazione con reti neurali artificiali per dimostrare effettivamente che sì, c’è un vero e proprio causa-effetto tra bisogno di un cervello di grandi dimensioni per competere contro e collaborare con i tuoi compagni di gruppo sociale”
“Il nostro straordinario livello di intelligenza definisce l’umanità e ci mette a parte dal resto del regno animale. Ci ha dato l’arte, le scienze e il linguaggio, e soprattutto la capacità di mettere in discussione la nostra stessa esistenza e meditare le origini di ciò che ci rende unici come individui e come specie “, ha concluso il dottorando e l’autore Luke McNally
Fonte:  Science Daily

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